Farmacie, lunedì i primi soldi, sciopero rientrato.
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Blitz di due giornalisti del caiatino presentatisi come clienti presso qualche farmacia del Sannio, dove le medicine venivano negate ai nuovi clienti del casertano, sulla base di un comunicato sindacale spacciato per legge dello Stato. Ma, dopo insistenze, hanno ottenuto le medicine. Rientrata con largo anticipo l’agitazione dei farmacisti, promossa dalla Federfarma per denunciare gli annosi ritardi nei rimborsi da parte della Regione, che ammonterebbero ad un miliardo di Euro, pari a circa duemila miliardi delle sempre più rimpiante lire), ed evitare il tracollo finanziario di quanti non riuscivano più ad ottenere credito dalle banche, tanto da coniare l’inequivocabile slogan: “protestiamo per non essere protestati”. Ma anche l’agitazione ha determinato numerose e proteste, fra i clienti e gli stessi farmacisti. Secondo le previsioni, l’agitazione -consistente nel diniego dell’assistenza diretta, con eccezione dei soli, pochi farmaci salvavita- avrebbe potuto protrarsi ancora lungamente, ma sè conclusa in anticipo grazie all’intesa raggiunta tra la Federfarma, confederazione dei farmacisti, e l’assessore regionale alla sanità , Angelo Montemarano, impegnatosi a pagare entro pochi giorni un acconto di trecento milioni di Euro, pari al credito maturato fino a luglio 2006. A stretto giro, inoltre, la regione dovrà concordare tempi e modalità di rimborso del restante credito, ad evitare che i farmacisti di Napoli e Caserta incrocino nuovamente le braccia. il presidente casertano della Federfarma Enzo De Lucia, titolare di farmacie in Caiazzo ed Ailano, ha espresso apprezzamento per la comprensione dimostrata dalla clientela, precisando che tale fattivo comportamento ha indotto il sindacato a sollecitare la definizione della vertenza. Lunedì 29 gennaio la giunta regionale si è impegnata a deliberare l’anticipazione di un primo acconto, con il quale dovrebbe essere assicurato anche un sollecito rimborso ai clienti costretti ad anticipare i soldi durante lo sciopero; per ottenerlo, ovviamente, è necessario consegnare ricette e scontrini alla propria Asl. Ma negli undici giorni di agitazione, dal 15 al 25 gennaio, si sono registrate numerose proteste: di malati, costretti a recarsi fuori regione per ottenere, talvolta dopo minacce di denunce, le medicine “non salvavita”, ma anche di farmacisti e dipendenti, costretti a snervanti spiegazioni e frequenti discussioni con la clientela; per farla finita alcuni avevano già preannunciato la propria dissociazione e quindi il ritorno all’assistenza diretta. I problemi maggiori, per clienti e farmacisti, sono si sono registrati in quanto lo sciopero era stato indetto solo in alcune province ed in particolare non avevano aderito i farmacisti della provincia di Benevento. Ragion per cui, dai numerosi paesi di “frontiera”, ma gradualmente persino dal napoletano, si organizzavano vere e proprie spedizioni, in particolare presso le farmacie di Amorosi e Limatola. Un’alternativa che, in qualche modo, poteva andar bene per i clienti, ma si sarebbe rivelata beffarda per i farmacisti in agitazione, a tutela dei quali la federazione sindacale avrebbe inviato un fax alle farmacie “incriminate”, invitandole a non accettare le ricette di nuovi clienti provenienti da altre province, anche perché l’aumento del budget avrebbe potuto indurre la Regione a non rimborsare i crediti. Proprio l’esibizione di tale fax, in seguito al rifiuto opposto da alcuni farmacisti ed alle proteste dei pazienti avrebbe determinato problemi seri, più di una volta sfociati in minacce di denunce, rientrate solo in seguito alla consegna delle medicine. Per verificarlo due giornalisti del casertano si sono recati presso una farmacia “incriminata” spacciandosi per clienti ed anche loro, dopo un primo diniego e la conseguente minaccia di denunzia, sono stati serviti. Ma questo si deve fare per campare?