Capua. Confisca bluff per la “Balzana”.
Deprecated: preg_replace(): The /e modifier is deprecated, use preg_replace_callback instead in /membri/teleradionews/wp-includes/formatting.php on line 82
Capua. Confisca bluff per la “Balzana”. È la storia della tenuta “Balzana”, fino a venticinque anni fa uno dei gioielli della Cirio, un’azienda modello destinata alla coltivazione dei pomodori e della barbabietola, che veniva ritirata dallo zuccherificio di Capua. In gara permanente con la sorella di Piana di Monte Verna, la Fagianeria - che produceva e confezionava il latte Berna - l’insediamento agro-zootecnico-industriale aveva contribuito alla ripresa economica di Santa Maria la Fossa. Appartiene allo Stato ma il Demanio non la vuole. Almeno non subito, tant’è vero che non ha ancora avviato le procedure di acquisizione. Il risultato è che la grande fattoria resta nelle mani dei vecchi proprietari, gli eredi di Dante Passarelli che la gestiscono assieme al custode giudiziale. E ci resterà ancora a lungo, nonostante la confisca. È la storia della Balzana, fino a venticinque anni fa uno dei gioielli della Cirio, un’azienda modello destinata alla coltivazione dei pomodori e della barbabietola, che veniva ritirata dallo zuccherificio di Capua. In gara permanente con la sorella di Piana di Monte Verna, la Fagianeria - che produceva e confezionava il latte Berna - l’insediamento agro-zootecnico-industriale aveva contribuito alla ripresa economica di Santa Maria la Fossa. Poi il fallimento del gruppo e la cessione delle tenute agricole. La «Balzana», 209 ettari di terreno fertilissimo e 40 fabbricati rurali, era rimasta sul mercato per un paio di anni. Dante Passarelli, industriale delle zucchero, cassiere e prestanome dei Casalesi, aveva finito per acquistarne un terzo; la parte rimanente interessava a Francesco Schiavone-Sandokan e a Francesco Bidognetti. Passarelli s’intestò pure quella. L’azienda ha seguito il destino dei due camorristi. Interamente sequestrata il 5 dicembre del 1995, è stata confiscata per due terzi in capo ai due boss. Passarelli, nel frattempo, era morto in maniera misteriosa e il terzo mancante era stato restituito ai figli. Con la decisione della Cassazione, che il 15 gennaio ha confermato i sedici ergastoli ai capi del clan più potente della Campania, anche la confisca è diventata definitiva. Ai condannati la sentenza è stata già notificata, al custode della Balzana pure, ma ancora nessuno, dall’ufficio del Demanio, si è fatto sentire. Il professionista ha chiesto chiarimenti alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, ma la risposta non potrà arrivare da quella parte. È chi gestisce il patrimonio dello Stato a doversi occupare del frazionamento dell’azienda, che fino a ora è un lotto indiviso, stabilendone i nuovi confini. Operazione non semplice, che vedrà certamente l’opposizione degli eredi Passarelli. Figli e moglie di Dante Passarelli oltre due anni fa avevano fatto istanza per dimostrare, in via incidentale, la provenienza legittima dell’intera proprietà chiedendo di costituirsi in un nuovo giudizio. La Corte di Assise di Appello di Napoli, che a giugno del 2008 aveva confermato la sentenza Spartacuso anche nella parte che riguardava i sequestri, non ha ancora risposto. Pur se complessa, l’operazione avrebbe dovuto essere già avviata, a meno di non lasciare nelle mani effettive dei fratelli Passarelli l’intera proprietà . Eredi che non sono rimasti indenni da nuove indagini della Dda. Due dei figli, infatti, sono stati recentemente coinvolti in un’inchiesta sull’infiltrazione dei Casalesi nell’area di Maddaloni. Franco, il primogenito, attualmente è detenuto per fatti di camorra. Il rischio, sottolineano in ambienti della Dda di Napoli, è che il clan riesca a riprendersi la tenuta agricola, ancora produttiva, data in fitto dalla custodia a coloni e mezzadri. L’azienda, a maggio del 2006 era stata oggetto di una nuova attività investigative. In una delle masserie furono trovate delle armi rubate: due pistole, tre fucili e numerose munizioni. Un pericolo tutt’altro che remoto, come lo scorso anno ha dimostrato la vicenda dei terreni confiscati alle famiglie Nuvoletta-Lubrano e poi affidate ad Acli Terra Campania, associazione che fa capo a Gaetano Manna, il cui nome è collegato da tempo alla famiglia Lubrano. Si era fatto fotografare assieme a Raffaele Ligato, cognato di Lubrano, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Franco Imposimato. La sua auto, come risulta dalle informative dei carabinieri, era intestata a Lello Lubrano, uno dei figli del boss pignatarese. La terra avuta in gestione dal Demanio dello Stato era nelle mani di un colono, Domenico Cesaro, estraneo alla cooperativa, già dipendente di Nuvoletta e Lubrano.