Politica e Lavoro.
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Dalla testata telematica “Il Socialismo Nazionale riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni sulla festa del 25 Aprile: “Abbiamo volutamente fatto passare qualche giorno dalle celebrazioni ufficiali che hanno caratterizzato anche quest’anno il ricordo di una data che é stata assunta a simbolo di una ‘liberazione’ che, sul piano storico ed effettuale, ha rappresentato viceversa una occupazione militare che perdura tuttora a distanza di oltre sessant’anni con la presenza sul territorio nazionale di oltre 100 basi statunitensi, perché intimamente impegnati a ricordare i nostri Camerati assassinati nelle ‘radiose giornate’. Comunque, al di là di valutazioni di ordine storico e personale, vogliamo fare qualche precisazione in merito agli incidenti che si sono verificati a Milano e particolarmente all’episodio in cui é stata data alle fiamme la bandiera israeliana. A parte il fatto che ormai viviamo in un paese in cui é stato cancellato, dal governo di centrodestra, perfino il reato di oltraggio alla bandiera nazionale, per cui non riusciamo a comprendere quale tipo di delitto abbiano commesso gli autori del gesto nel bruciare la bandiera di un altro stato (ma la cosa non ci riguarda!), vogliamo riconfermare ai membri della comunità ebraica che alle manifestazioni ufficiali del 25 aprile i fascisti non partecipano (come loro stessi ben sanno!), per cui l’aver individuato nei responsabili dell’episodio i ‘fascisti di sinistra’ non é soltanto un errore voluto, ma é anche una autentica mascalzonata di cui si sono resi consapevolmente responsabili. I ’signori in questione’ sono tra coloro che si sono specializzati nell’utilizzo di slogan e luoghi comuni devianti, per cui a noi spetta il dovere di affermare con fermezza la precisa caratterizzazione semantica delle definizioni, in modo da evitare il pericolo di una dicotomia tra significato e significante, cioè tra espressione linguistica e contenuto concettuale. Sappiamo per esperienza che in questo varco vengono inserite arbitrariamente interpretazioni di comodo per cui lo stesso linguaggio, anziché veicolo di comunicazione, diventa strumento di confusione e speculazione. É attraverso questo meccanismo perverso che lo slogan ripetuto e diffuso attraverso i mass media diventa luogo comune acquisito e quindi verità accettata nell’immaginario collettivo; e sappiamo anche quanto siano duri a morire i luoghi comuni! É per questi motivi che noi respingiamo queste basse e ignobili speculazioni ’semantiche’ opponendo un linguaggio chiaro e preciso, il nostro linguaggio. A noi risulta che ‘fascisti’ siano soltanto coloro che si rifanno alla ‘dottrina del fascismo’ (testo reperibile in tutte le biblioteche!) e che si comportano secondo l’etica fascista. Tutto ciò riaffermiamo consapevoli di vivere in un particolare momento in cui l’abuso del linguaggio e l’abilità nella sua distorsione, nonché l’impossessamento di alcune parole da parte di gruppi organizzati, di categorie, di lobbies, rappresentano micidiali mezzi di penetrazione, di persuasione, di speculazione o di distorsione, fino a provocare quel fenomeno definito ‘insignificanza’. Le parole, cioè, vengono svuotate di una rispondenza al reale, i concetti vengono slegati da ogni riferimento al vero, al reale, all’esistente; le parole diventano codice e segnali per una serie di metafore che a differenti livelli ed a seconda delle circostanze evocano significati del tutto autonomi. Pertanto, sempre i ’signori in questione’, abbiano il coraggio di chiamare con il loro nome i responsabili dell’episodio di cui si ritengono vittime ed evitino di usare metafore per tirare in ballo ‘categorie’ ideologico/politiche che non c’entrano. D’altra parte, nella fattispecie, se indagano tra i loro compagni di merenda, possono risalire anche nominalmente a responsabilità di carattere personale”.