Caiazzo. Sarcofago di Santo Stefano: ma quale “scoperta”?
Deprecated: preg_replace(): The /e modifier is deprecated, use preg_replace_callback instead in /membri/teleradionews/wp-includes/formatting.php on line 82
Scoperto il sarcofago di Santo Stefano? Clamorosa bufala, secondo un’anziana caiatina che ha avuto modo di leggere la notizia, ripresa da alcuni quotidiani, addirittura su un bollettino ecclesiastico. Secondo la donna, infatti, l’aver portato alla luce il sarcofago che ha custodito le venerate spoglie del santo patrono di Caiazzo e della sua antica diocesi per circa cinquecento anni non rappresenta alcuna scoperta in quanto i preposti non potevano ignorare che nel 1512 il sarcofago era stato riportato in superficie dalle profondità del tempio, dove era stato tumulato nel 1023 (date riportate come riferite, quindi con riserva di verifica) per evitare che i fedeli di altri Comuni lo asportassero, come si usava all’epoca in segno di fede nei defunti che avevano dimostrato segni di santità . L’anziana ricorda bene che, fino ai primi anni quaranta del ventesimo secolo, la sommità del sarcofago era al livello del pavimento in cotto rosso del tempio e quindi la lapide apposta sullo stesso visibile ma per una decisione ritenuta scellerata della sovrintendenza di allora (che ora per il restauro ha autorizzato l’impiego di calcestruzzo e nel centro storico imposto l’impiego di lampioni apposti su pali che impongono lo scempio dell’antico basalto) alla pavimentazione in cotto fu sovrapposta quella attuale in marmo, ricoprendo la lapide che, infatti, ora è sottoposta alla stessa di pochi centimetri rispetto al pavimento. Secondo la donna, i fedeli e soprattutto i sacerdoti meno giovani dovevano conoscere l’esatta ubicazione del sarcofago, peraltro descritta abbastanza chiaramente in vari testi di storia locale. Ferma restando la lodevole iniziativa di portare alla luce il sarcofago del venerato patrono, anche “grazie†a qualche infiltrazione idrica che avrebbe imposto scavi in profondità , la donna che se non soddisfatta dalla stampa locale avrebbe intenzione di scrivere anche al Papa, ritiene che sia stato scorretto alludere ad una “scopertaâ€, peraltro eccezionale. E non avrà tutti i torti se anche qualche sacerdote particolarmente autorevole ha confermato la versione della donna. Proseguono intanto i lavori di sistemazione dell’area portata alla luce che, contrariamente a quanto previsto inizialmente, anziché essere ricoperta con un doppio cristallo sarà delimitata con una recinzione, come in effetti era prima che, negli anni quaranta, la lapide circondata dal pavimento in cotto fu ricoperta dalla nuova pavimentazione in marmo. In precedenza, come ricorda qualche sacerdote più anziano, l’area era circondata da una sorta di ringhiera davanti alla quale spiccava un leggio sorretto da una sagoma a forma di testuggine. Â