Caiazzo. De Simone replica a Santacroce.
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La polemica innescata dal dottor Franco de Simone nei confronti dello scrittore Nicola Santacroce per alcuni passaggi contestati del libro su Laura de Simone continua con la seguente lettera aperta inviata da De Simone a Santacroce: «Caro Nicola, sono stupito della tua ostinazione a sostenere l’insostenibile e ti dimostro subito il perché, punto per punto: Il codice civile (Trabucchi, “Istituzioni di diritto civile”) afferma si, che “tot sunt gradus quot personae, dempto stipite“, ma si riferisce a diritti civili di successione ereditari e su pretese patrimoniali, non certo alla discendenza genealogica, infatti lo stesso testo, sempre alla pagina 254, precisa che: “Il rapporto di parentela lega in genere tutti coloro che hanno, come si dice, almeno in parte lo stesso sangue, che cioé, o discendono gli uni dagli altri (linea retta), o derivano da un capostipite comune (linea collaterale)”, pertanto parentela collaterale è il vincolo che unisce più soggetti che non discendono l’uno dall’altro, ma ugualmente discendono da un capostipite comune: nel caso della mia famiglia il capostipite comune è il padre dei fratelli Felice (da cui discende Laura Cornelia, madre di Nicola de Simone e nonna di Laura de Simone), e Francesco, da cui discendo io. Il fatto che io abbia definito “prozia” Laura de Simone deriva dal fatto che in famiglia l’abbiamo sempre chiamata zia Laura, e zio Nicola suo padre: sottolineo che nella lettera che ti ho inviato non ho mai parlato di discendenza diretta, come tu affermi. Nella bibliografia che dici di aver consultato compare il testo di mio zio Stefano de Simone, “Gente de Simone nei secoli”, ma tu hai ripreso solo parzialmente quanto egli afferma, limitandoti ad esaminare la discendenza da Felice e non quella da Francesco, di cui mio zio parla diffusamente, facendo proprio riferimento al documento di zio Antonio de Simone, fratello di mio nonno Francesco, (documento che ti ho inviato in fotocopia a colori). Quanto alla questione dell’intervento di mia moglie, ti faccio notare che è stato chiesto al moderatore il permesso di leggere la mia lettera e che solo a permesso accordato mia moglie è intervenuta, dandoti, così, anche la possibilità di rispondere. La dottoressa Imma Ascione, di indubbia competenza storica, non può non apprezzare lo sforzo di chi difende, documenti alla mano, la verità storica, sia pure di una famiglia di un piccolo paese come il nostro. Ti ho sempre ritenuto un amico fraterno, a cui ho persino affidato documenti familiari per studi e ricerche, e non mi aspettavo che ora sminuissi la validità di tali testimonianze di cui pur ti sei servito, senza contare il fatto che non mi hai mai parlato del tuo intento di scrivere una biografia di mia “zia” Laura, pur essendoci spesso incontrati nel periodo che ha preceduto l’acquisto da parte mia del tuo libro. Il sospetto che tu abbia voluto intenzionalmente “ridimensionare la storia della famiglia de Simone” (parole tue), deriva dal fatto che tu non avevi motivo di dubitare della competenza del giudice Severino, (proprio su questioni di diritto civile!), pertanto le tue illazioni su un suo presunto errore sono infondate, dato che il magistrato, tra i primi in tutta Italia per la sua preparazione, sapeva bene che esisteva un rapporto di parentela collaterale tra la mia famiglia e Nicola de Simone. Il Vescovo Nicola Maria Di Girolamo era al corrente della parentela, infatti, quando iniziò la decadenza dell’educandato beneficato da Laura de Simone, egli chiese a mio zio Stefano se la famiglia poteva fare altri lasciti per sostenerlo. Mio zio rispose che lui aveva 3 figlie, mio padre ben 5 e zio Carlo era solo l’amministratore dei beni intestati direttamente alla figlia. Tu sottolinei che i fatti si sono svolti nel ‘700 e che io forse non ho la cognizione del tempo: a tale proposito ti faccio notare che in casa mia si trovavano ben 10 porte del ‘700 (di cui ho testimonianza fotografica dall’album del mio matrimonio) che purtroppo sono state rubate qualche anno fa. Dunque la permanenza della famiglia de Simone in quel palazzo, nel ‘700, è accertata e non è escluso, in mancanza di documenti, che il dottor Giovanni de Simone di Formicola vi abbia risieduto quando si trasferì dal suo paese a Caiazzo per sposare Laura Cornelia, che forse vi partorì Nicola. Quest’ultimo, infatti, si trasferì a palazzo Egizi solo dopo aver sposato Candida Forgione. Forse credevi di aver scoperto chissà quale informazione e non ti sei accorto (e continui a non accorgertene) di quanto le tue conclusioni fossero fuori tema e prive di ogni fondamento. I tuoi cosiddetti avvertimenti sono del tutto inopportuni, poiché io conosco bene i fatti della mia famiglia, e non accetto che vengano alterati: non è una questione di vantarsi impropriamente, poiché i documenti dimostrano che ho ragione nel rivendicare e difendere i legami di parentela, anche se collaterali. Il riferimento a Capobianco era solo un esempio per sottolineare che tu, pur potendo, non mi hai mai parlato del tuo progetto editoriale, come invece avevi fatto altre volte: da qui il mio sospetto sull’intenzionalità del tuo comportamento. La tua reazione risentita è quanto mai inappropriata, dato che sei stato tu per primo a non tener conto della nostra amicizia, tenendomi all’oscuro di tutto. Questa lettera ha valore di risposta per te e per chi eventualmente dovesse pensarla come te. Ti saluto e ti invio i migliori auguri per il S.Natale e per un sereno anno nuovo in seno alla tua famiglia». Franco de Simone.
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Buonasera, il documento non è più visibile.
ho la possibilità di ripubblicare la mia replica al Santacroce?
posso inviarVi, se non disponete più della copia, i documenti della discussione.
attendo Vs. risposta.
Grazie
Franco de Simone
Commento di francodesimone — Lunedì, 11 Gennaio 2016 @ 16:55