Buona Pasqua anche senza agnello.
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Buona Pasqua anche senza agnello. Tiene banco nonostante il disinteresse dimostrato dalla cosiddetta noblesse che non ritiene di potervi rinunciare, come non rinunciano alla pelliccia di visone i pezzenti arricchiti, l’appello a non mangiare carne di agnello a Pasqua, anche se già acquistata nel rispetto di una tradizione incivile, sicuramente, ancorché impregnata di pseudo cattolicesimo. Ad intervenire stavolta nel libero dibattito -soffocato dai mestieranti che non soffocano gli agnellini (per non lasciarli soffrire durante l’atroce agonia), affinché la carne resti il più possibile bianca durante il dissanguamento a cuore pulsante- è un macellaio “pentito”, che ci ha descritto il macabro rituale con dovizia di particolari, in parte inenarrabili perché più atroci delle più deprecabili atrocità , spiegandoci che per far restare la carne chiara si appendono i capretti sgozzati, ma ancora vivi, testa in giù, affinché il sangue fuoriesca fluttuando, sospinto dal battito cardiaco, al mero scopo di rendere la carne più bella agli occhi dei consumatori, ignari pure che, per far staccare la pelle senza perdere tempo e chiarezza, sempre mentre le povere bestie sono in vita, dopo aver reciso le corde vocali se il laboratorio delle atrocità è ubicato a ridosso di abitazioni o solo per non avvertire il “fastidio†dei belati, all’estremità di un arto si pratica un’incisione attraverso la quale viene poi infilato fra pelle e carne un tubo che spinge aria compressa, fino a sentire il boato conseguente al distacco, come in un copertone di macchina, boato che, vivaddio, sovrasta gli ultimi rantoli degli agnelli, l’uno accanto all’altro penzolanti, prima in mattatoio, poi in macelleria, in attesa di essere “consumati”, mentre a tavola ci si scambia gli auguri, di pace e bene. Evviva la nostra civiltà , ma se, fra i lettori, qualcuno nel leggere ora prova un senso di stomaco rivoltante, fra qualche giorno potrà rifiutare la pietanza prediletta da quasi tutti i commensali, ponendo le basi perché magari l’anno prossimo le massaie ci pensino prima di acquistare carne d’agnello e così a ritroso, fino all’estinzione di un’usanza sicuramente barbara e soprattutto anacronistica perché consumata nel giorno di pace e bene per antonomasia. Auguri!