Caiazzo. Buon vivere e droga?
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Caiazzo. Buon vivere e droga? Binomio impensabile per una presunta città del buon vivere quello che può evincersi da un attento esame della seguente lettera - denuncia, inviata al nuovo paladino dei cittadini, Roberto di Iorio, da un’altra persona che evidentemente non si fida più delle istituzioni: “Egregio signor Roberto Diiorio, mi perdoni se ho infilato furtivamente questa lettera sotto il portone di casa sua, io non ho il PC, se lo avessi me lo sarei già venduto, mi perdoni se non mi firmo e mi perdoni anche se non ho avuto il coraggio di parlare direttamente con lei ma forse sono troppo vigliacco. Io sono uno che non conta niente, sono un drogato, un tossico, un bucomane, cambia l’aggettivo ma il risultato è sempre lo stesso, mi rivolsi ad un giornalista ma mi disse che i drogati non fanno notizia, in realtà io non desidero fare notizia, altrimenti mi sarei firmato, vorrei solo che a Caiazzo, come dice lei “cittadina del buon vivereâ€, ci si interessasse un pochino a coloro che si sono infilati in questo tunnel senza uscita. Caro signor Diiorio, lei è uno che riesce a farsi sentire, quindi ho affidato a lei questo compito, possibile che nessuno si accorga quanta gente infognata come me sta a Caiazzo? Giovanissimi che non fanno che bere e far uso di droghe leggere, le quali già ti assicurano un ottimo futuro, adolescenti che fanno uso di eroina, coca e addirittura del terribile crack. Ma non creda che di tali stupefacenti facciano uso solo i ragazzi, lei non immagina quante persone adulte, distinte e ben educate, almeno un paio di volte alla settimana si fanno “una partenzaâ€. Apprezzo moltissimo la forte repressione della Benemerita, ma io parlo di aiutarci, non di punirci, quante volte mi è capitato di leggere le sue proteste contro il denaro pubblico speso per stupidaggini, mi chiedo io per quale motivo non organizzare qualcosa contro la droga e che aiuti chi ne fa uso ad uscirne. A Caiazzo è vergogna parlare di queste cose, intanto anche i vostri cari, educati, studiosi figli ci cascano come pere cotte. Signor Diiorio, non le chiedo di mettersi in piazza con la spada a difendere noi tossici, mi basterebbe far pubblicare su qualche quotidiano questa mia lettera, in modo che i capoccioni che comandano a Caiazzo si ricordassero anche di noiâ€. Breve, concisa e lapidaria la risposta di Di Iorio: “Caro amico, io non ti devo perdonare di niente hai avuto un grande coraggio a scrivere questa lettera, ti prometto che farò quanto mi sia possibile per chiedere alle varie Redazioni di pubblicarla! Ma anche tu dovresti farmi una promessa, vienimi a trovare, non per scrivere un articolo, ma per parlare di te! Ti aspettoâ€. Doverosa, infine, una nota della redazione: sarebbe il caso di fare anche il nome del giornalista che si sarebbe rifiutato di trattare il problema droga, perché non “farebbe†notizia, anziché sparare nel mucchio, chiarendo in particolare di non aver mai fatto giungere neppure il sentore del problema a questa redazione.