Mostre: Quando la “donna oggetto” non era un’offesa.
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Curioso viaggio nel ‘900 al castello sforzesco di Vigevano. La donna moderna seduttrice, vestita all’ultimo grido, e a sua volta sedotta dalla metropoli e dal progresso nel ritratto di ‘Miss Rita Philip Lydig’ di Giovanni Boldini; la donna come icona del potere, dive di Hollywood e del jet set, cioè ‘Liza’ nella serigrafia di Andy Warhol. Sono le due immagini che aprono la mostra ‘La donna oggetto. Miti e metamorfosi al femminile 1900-2005′, allestita fino al 30 luglio al Castello Sforzesco di Vigevano. La rassegna ”propone un viaggio in oltre un secolo di storia attraverso immagini di donne declinate in diverse, possibili variazioni”, spiega il curatore Luca Beatrice. ”Prima che anche l’estetica divenisse territorio di rivendicazioni sessuali, la storia dell’arte ha attraversato secoli e secoli in cui la donna era semplicemente oggetto di rappresentazione, senza per questo intendere il termine ‘oggetto’ con una connotazione negativa”. ”Ogni donna adora un fascista, la scarpa in faccia, il brutale cuore di un bruto a te eguale” è una delle citazioni, questa firmata dalla poetessa Sylvia Plath, che Beatrice pone lungo la sua introduzione al catalogo. Le altre vanno da Bukowski (”Piu’ di un valentuomo è stato ridotto sul lastrico da una donna”) a Florinda Bolkan (”Passa col rosso, dai, passa col rosso!”). Il punto di vista scelto per la mostra è quello del moderno e del contemporaneo e il viaggio si snoda attraverso l’accostamento di opere magari lontane nel tempo, ma simili tra loro per carattere e sensibilita’. C’è la donna legata alla famiglia e alla vita quotidiana: ‘La madre’ di Umberto Boccioni, ‘Maria’, la sorella di Alberto Savinio, i ritratti di Felice Casorati, la splendida scena d’interno della ‘Lezione di piano’ di Alberto Ziveri. Ci sono donne che provengono da luoghi lontani, come la ‘Cartomante’ di Afro, le Danaidi di Pierre Alechinsky, la seducente duchessa ‘ La Salle Roche Maure’ dipinta da Enrico Prampolini nel 1928. C’è ancora una visione femminile più politica, come in ‘Donne sotto il bombardamento’ di Renato Guttuso (1942), e c’è un erotismo che talvolta va al di la’ della soglia del pudore, come in una versione del ‘Supremo convegno’ di Giacomo Grosso (1910-1914), che replica in alcune parti il celebre quadro con cui il pittore torinese fece scandalo alla prima Biennale di Venezia con un’orgia lesbica. Gli oltre 150 artisti e le 200 opere della mostra sono divisi in quattro sezioni, articolate nei diversi spazi del castello: le prime due nella Cavallerizza, la terza nella seconda scuderia e la quarta nel nuovo tratto della Strada sotterranea. Nella prima sezione, dedicata ai maestri di inizio ‘900 (Boldini, Boccioni, Pablo Picasso, Mario Sironi, Guttuso, più una selezione di disegni di Henri Matisse, Paul Klee, Francis Picabia), la donna è vista come oggetto di sottile seduzione, dove il sesso è per lo più sublimato, in altri casi è raffigurata nella vita domestica, quotidiana e nel lavoro. Nella seconda sezione la figura femminile è raccontata attraverso l’arte contemporanea dal dopoguerra ad oggi: si parte dalle icone dello star system di Warhol alle giovani donne esangui, nude e semivestite di Vanessa Beecroft. E ancora i decollage di Mimmo Rotella che celebra sia la diva per eccellenza, Marilyn Monroe, sia la più celebre pornostar italiana, Moana Pozzi; un’opera della serie ‘Great American Nudes’ di Tom Wesselmann, che agli inizi degli anni ‘60 conquistò l’immaginario collettivo con i suoi nudi femminili realizzati con colori forti e a tinte piatte, concentrandosi su particolari anatomici ingigantiti. La terza sezione è dedicata alla donna nella fotografia contemporanea: qui il sesso e la seduzione sono esibiti. Si va dal genio creativo di Man Ray, nelle cui opere il corpo femminile diventa territorio di scoperta, agli scatti di David Lachapelle, che sceglie i toni grotteschi per criticar e l’edonismo della società contemporanea, al realismo di Nan Goldin, che considera l’obiettivo come una parte integrante del proprio corpo, in grado di registrare spaccati di vita quotidiana senza filtri o censure. Infine, un omaggio alla giovane creatività al femminile attraverso i lavori di quindici artiste: tra queste, Donatella Spazini, Alessandra Spranzi, Anna Galtarossa e Elizabeth Aro.